RIMETTERE ORDINE
Qualche giorno fa in un articolo del quotidiano Il Giornale veniva ribadita l’ennesima statistica sulla crisi che da anni ormai ha colpito le professioni intellettuali.
Le impietose percentuali mostravano che solo i professionisti dell’ambito sanitario sono gli unici che hanno registrato un incremento di fatturato nel periodo 2005-2014.
La performance peggiore è quella degli avvocati che registrano un calo del 35%, con conseguente chiusura dalla partiva iva e abbandono dell’albo.
Ma le forme di protesta non tardano a farsi sentire: infatti l’architetto Salvatore Visone, consigliere dell’Ordine Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia, invia una lettera al Presidente Nazionale Architetti P.P.C. all’interno della quale spiega le ragioni di un gesto molto coraggioso: la consegna del timbro.
L’architetto, infatti, a conclusione della Petizione promossa su Chance.org, firmata telematicamente da circa 1200 architetti, avente come oggetto la “Modifica al Regolamento per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale continuo”, al fine di ottenere “La Formazione totalmente Gratuita per tutti gli Architetti, l’Autocertificazione dell’Attività professionale e la Sospensione delle Sanzioni per il primo triennio formativo 2014-16”, ha deciso di inviare il suo Timbro Professionale, come segno simbolico dello stato di frustrazione e di difficoltà che sta attraversando l’intera categoria professionale, sperando che venga aperta una discussione su quanto richiesto dalla petizione.
Con la riforma delle professioni, che prevede l’aggiornamento professionale obbligatorio per i professionisti, gli ordini professionali dovrebbero garantire per ogni iscritto una serie di corsi formativi da seguire gratuitamente o comunque con un costo esiguo rispetto al prezzo di mercato.
Quello che accade invece è che la quasi totalità dei professionisti, già vessati dalle quotidiane problematiche lavorative, debbano ricercare corsi a pagamento o seguire i corsi organizzati dai grandi marchi dell’edilizia che in realtà non fanno altro che sponsorizzare, non a torto, i loro prodotti in cambio di qualche manciata di crediti formativi.
Ancora una volta gli ordini non si dimostrano adeguati alle esigenze degli iscritti e nemmeno al mercato del lavoro.